Legislazione Camini
Estratti dalle norme attualmente in
vigore circa la costruzione, l'installazione e l'eventuale collaudo delle canne
fumarie. La discontinuità nella numerazione degli articoli e dei commi di alcune
leggi riportate, deriva dall'eliminazione degli argomenti non strettamente
pertinenti.
D.P.R. 22 Dicembre 1970 n.
1391
Regolamento per l’esecuzione della legge 13 luglio 1966 n. 615, recante
provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico, limitatamente al settore degli
impianti termici.
Capo 1. Generalità
1. - Campo d’applicazione
1.1. -
Le presenti norme si applicano a tutti gli impianti
termici di potenzialità superiore alle 30.000 kcal/h (...)
1.2. - Sono in ogni caso compresi tra gli impianti termici di cui al
precedente comma, quelli aventi le seguenti destinazioni:
a) riscaldamento di ambienti
b) riscaldamento di acqua per utenze civili;
c) cucine - lavaggio stoviglie - sterilizzazioni e disinfezioni mediche;
d) lavaggio biancheria e simili;
e) distruzione rifiuti (fino a 1 tonnellata/giorno);
f) forni da pane e forni di altre imprese artigiane;
(...)
3. - Terminologia
3.1 Agli effetti delle presenti norme valgono le seguenti definizioni:
Accesso
– Vano nelle pareti delimitanti
un ambiente, destinato al passaggio di' persone o di cose.
Aria comburente – Aria atmosferica che interviene nel processo di
combustione.
Bocca del camino – Sezione terminale retta dal camino.
Bruciatore – Dispositivo che consente di bruciare combustibili liquidi,
gassosi o solidi macinati, previo mescolamento con aria comburente.
Camera di calma – Dispositivo atto a separare dai fumi, essenzialmente
per effetto della forza di gravità, le particelle in essi contenute.
Camini – Porzioni ascendenti dei canali da fumo atte a determinare un
tiraggio naturale nei focolari ed a scaricare i prodotti della combustione
nell'atmosfera.
Canali da fumo – Insieme delle canalizzazioni attraversate dai fumi
prodotti dalla combustione.
Cenere – Residui solidi della combustione completa di sostanze
combustibili.
Ciclone – Dispositivo atto a separare dai fumi, per effetto della forza
centrifuga, le particelle in essi contenute.
Combustibili - Sostanze atte a mantenere una combustione in presenza di
aria atmosferica. Combustione – Processo di ossidazione con formazione di
fiamma e sviluppo di calore.
Concentrazione - Quantità di sostanze solide, liquide o gassose contenute
in un volume unitario di gas riferito a determinate condizioni di temperature e
di pressione.
Conduttore di impianto termico non automatico - Persona munita di
patentino che, anche se presente presso l'impianto in modo non continuativo,
provvede direttamente all'insieme degli interventi e delle regolazioni rivolte
ad assicurare la corretta combustione nel o nei focolari e l'adeguamento del
regime dell'impianto termico alla richiesta di calore.
Conduttore di impianto termico automatico- Persona munita di patentino
che, anche se presente solo saltuariamente, è tecnicamente in grado di
effettuare interventi sui dispositivi automatici di un impianto termico al fine
di assicurare la corretta combustione nel o nei focolari e l'adeguamento del
regime dell'impianto termico alle richieste di calore. L’accensione e lo
spegnimento di un impianto avente potenzialità non superiore a 600.000 Kcal/h
non richiedono l'intervento del conduttore.
Conduzione di un impianto termico – Insieme di tutte le operazioni
occorrenti per mantenere in funzione un impianto termico.
Depuratore di fumi – Dispositivo atto a trattare fumi ed emissioni in
genere al fine di ricondurre la composizione entro determinati limiti.
Emissioni – Prodotti che comunque vengono immessi nell'atmosfera,
Focolare o camera di combustione – Parte di un impianto termico nella
quale brucia il combustibile. Ogni focolare costituisce una unità termica.
Fumi – Prodotti della combustione, immessi nell'atmosfera.
Griglia - Dispositivo statico o mobile che consente di bruciare
combustibili solidi nei focolari assicurandone il contatto con l'aria
comburente, e lo scarico delle ceneri.
Impianto termico - Installazione in una parte della quale si verifichi un
processo di combustione entro una o più camere comunicanti in modo permanente
con l'atmosfera.
Impianto termico automatico - Impianto termico nel o nei focolari del
quale l'accensione, lo spegnimento o la regolazione della fiamma possa
normalmente avvenire anche senza interventi manuali
Inquinamento atmosferico - Stato dell'aria atmosferica conseguente
all’immissione nella stessa di sostanze di qualsiasi natura in misura e
condizioni tali da alterare la salubrità dell'aria e da costituire pregiudizio
diretto o indiretto per la salute dei cittadini o danno ai beni pubblici o
privati
Locale per combustibili - Ambiente specificatamente destinato a contenere
solidi o liquidi da impiegare in impianti termici.
Locale per focolari - Ambiente specificamente destinato a contenere
apparecchiature nelle quali si svolgono i processi di combustione.
Mitria o comignolo - Dispositivo posto alla bocca del camino, atto a
facilitare la dispersione dei prodotti della combustione nell'atmosfera.
Misura dell'inquinamento atmosferico -Rilevamento della concentrazione
delle sostanze derivate da emissioni per un intervallo di tempo definito ed in
un punto dell'aria atmosferica.
Potenzialità di un impianto termico - Quantità di calore che può essere
sviluppata in un'ora nella o nelle camere di combustione di un impianto termico.
Registro - Dispositivo inserito in una sezione dei canali da fumo che
consente di regolare il tiraggio. Serbatoio - Recipiente idoneo al
contenimento di combustibile liquido.
Sezione dei canali da fumo - Area della sezione retta minima dei canali
da fumo.
Tiraggio - Movimentazione dei fumi prodotti da un focolare.
Tiraggio forzato Tiraggio attivato per effetto di un dispositivo
meccanico attivo, inserito sul percorso dell'aria o dei fumi.
Tiraggio naturale - Tiraggio determinato da un camino unicamente per
effetto della differenza di densità esistente tra i fumi (caldi) e l'aria
atmosferica circostante.
Trasformazione di un impianto termico - Modifica dell'impianto termico
che comporti, anche a parità di qualità di combustibile usato, un aumento della
potenzialità termica dell'impianto, ovvero, a parità di quest'ultima, una
variazione del volume dei fumi non inferiore al 20 per cento.
Velocità dei fumi - Velocità che si riscontra in un punto di una
determinata sezione retta dei canali da fumo.
Viscosità - La viscosità è la proprietà dei fluidi di opporsi al moto
relativo delle loro particelle
6. - Camini
6.1 Ogni impianto termico deve disporre di uno o più camini, ai quali non potrà essere collegato alcun altro impianto od installazione, tali da assicurare un regolare smaltimento dei fumi prodotti.
6.2 L'afflusso dell'aria nei focolari e lo smaltimento dei fumi possono essere attivati dal tiraggio naturale dei camini o da mezzi meccanici.
6.3. – E’ ammesso che più focolari scarichino nello stesso camino solo se situati nello stesso locale. In questo caso i focolari dovranno immettere in un collettore di sezione pari ad una volta e mezza quella del camino e dovranno essere dotati ciascuno di propria serranda di intercettazione, distinta dalla valvola di regolazione del tiraggio.
6.4 E' consentita l'installazione di più camini affiancati, anche di sezioni diverse, con funzionamento indipendente o abbinato ottenuto per mezzo di serrande di intercettazione opportunamente disposte, a servizio di un medesimo impianto.
6.5 Salvo quanto stabilito al successivo comma undicesimo, la sezione utile e l'altezza dei camini a tiraggio naturale devono essere correlate tra loro dalla formula seguente:
in cui S è l'area della sezione retta del camino misurata in cmq, R è la potenzialità dei focolari serviti misurata in Kcal/h, H è l'altezza del camino misurata in metri fra il piano orizzontale mediano della fiamma e lo sbocco del camino nell'atmosfera, diminuita come appresso indicato, K è un coefficiente pari a 0,03 nel caso di combustibili solidi e 0,024 nel caso di combustibili liquidi. (Questo metodo di calcolo è stato superato dalla norma UNI 9615)
6.6 Le sezioni, determinate come detto, dovranno essere incrementate almeno del: 50% nel casi di impiego di lignite o torba; 25% nel caso di impiego di carboni da vapore a lunga fiamma; 10% per ogni 500 m. di altitudine della località sul livello del mare.
6.7 E comunque ammessa l'adozione di elementi prefabbricati aventi sezione commerciale superiore fino al 30% o inferiore fino al 10% del valore risultante dalle determinazioni anzidette.
6.8 La sezione minima non dovrà essere in nessun caso inferiore a 220 cmq.
6.9 Nel caso di camini aventi sezione diversa da quella circolare, il rapporto fra gli assi principali ortogonali della sezione retta non deve essere superiore a 1,50. Non sono permessi camini a sezione triangolare.
6.10 Il valore H da introdurre nella formula I) è dato dall'altezza di costruzione dei camini diminuita come segue:
a) delle perdite di carico proprie dell'apparecchio di cui fa
parte il focolare servito, espresse in millimetri di colonna d'acqua, nella
misura di un metro per ogni mm. d'acqua;
b) di m. 0,50 per ogni cambiamento di direzione o T; di m. 0,50 per ogni
cambiamento di sezione; di m. 1,00 per ogni metro di
sviluppo con andamento suborizzontale.
6.11 I camini a servizio di focolari con potenzialità uguale o superiore ad 1.000.000 di Kcal/h, i camini a tiraggio forzato nonché quelli per i quali i progettisti non ritengono di poter applicare la formula I) dovranno essere progettati con uno dei metodi di calcolo che tengano conto delle perdite di carico effettive e delle più sfavorevoli condizioni meteorologiche che possano verificarsi localmente. L'efficacia dei camini così progettati agli effetti del tiraggio dovrà essere verificata all'atto del collaudo dell'impianto per le diverse condizioni di funzionamento del focolare dall'avviamento fino alla massima potenzialità.
6.12. - I cambiamenti di sezione ed i cambiamenti di forma della sezione dei camini devono essere raccordati fra loro con tronchi intermedi, a pareti formanti tra loro inclinazione non superiore a 1/5.
6.13. - Al piede di ogni tratto ascendente del camino deve essere costituita una camera per la raccolta e lo scarico dei materiali solidi.
6.14. - Nella parte inferiore di ogni camera deve essere sempre praticata un’apertura munita di sportello di chiusura a tenuta d’aria, formato con una doppia parete metallica, per la facile estrazione dei depositi e l’ispezione dei canali.
6.15. - Le bocche dei camini devono risultare più alte di almeno un metro rispetto al colmo dei tetti, ai parapetti ed a qualunque altro ostacolo o struttura distante meno di 10 metri.
6.16. - Le bocche possono terminare con mitrie o comignoli di sezione utile d’uscita non inferiore al doppio della sezione del camino, conformati in modo da non ostacolare il tiraggio e favorire la dispersione dei fumi nell’atmosfera.
6.17. - Le bocche dei camini situati a distanza compresa fra 10 e 50 metri da aperture di locali abitati devono essere a quota non inferiore a quella del filo superiore dell’apertura più alta, salvo deroghe particolari, considerate nei regolamenti comunali di igiene, che i comuni potranno concedere ad istanza degli interessati, su conforme parere del competente comitato regionale contro l’inquinamento atmosferico. In ogni caso, dovrà essere rispettata la norma che i camini possano sboccare ad altezza non inferiore a quella del filo superiore dell’apertura più alta, diminuita di 1 metro per ogni metro di distanza orizzontale eccedente i 10 metri.
6.18. - Per la porzione di camino sporgente dal tetto o dalla copertura dell’edificio, non può essere imposta un’altezza di costruzione superiore a metri cinque.
6.19. - I camini devono essere costituiti con strutture e materiali impermeabili ai gas, resistenti ai fumi e al calore. Uguali requisiti devono essere posseduti da eventuali elementi prefabbricati impiegati nella costruzione dei camini, sia singolarmente che nell’insieme.
6.20. - I camini devono risultare per tutto il loro sviluppo, ad eccezione del tronco terminale emergente dalla copertura degli edifici, sempre distaccati dalle murature circostanti e devono essere circondati da una controcanna continua formante intercapedine di caratteristiche tali da non permettere nel caso di tiraggio naturale cadute della temperatura dei fumi mediamente superiori ad un grado centigrado per ogni metro del loro percorso verticale (superata dall’emanazione della norma UNI 9615 del dicembre 1990).
6.21- Le pareti dell'intercapedine che danno verso ambienti abitati devono essere sufficientemente resistenti agli urti.
6.22 - I tratti dei camini a tiraggio naturale che si sviluppano all'interno dei fabbricati possono, in aggiunta alla intercapedine, essere provvisti di adeguato rivestimento coibente, in modo tale che sia sempre rispettata la condizione che la caduta di temperatura risulti mediamente inferiore ad un grado centigrado per metro di sviluppo verticale.
6.23. - Le sezioni dei camini aventi forma non circolare devono avere gli angoli arrotondati con raggio non inferiore a 2 cm. Le pareti interne dei camini devono risultare lisce per tutto il loro sviluppo.
6.24. - Alfine di consentire con facilità rilevamenti e prelevamenti di campioni devono essere predisposti alla base del camino due fori allineati sull’asse del camino, uno del diametro di mm 50 ed uno del diametro di mm 80, con relativa chiusura metallica, e, nel caso di impianti aventi potenzialità superiore a 500.000 Kcal/h, anche due identici fori alla sommità, distanti dalla bocca non meno di cinque volte il diametro medio della sezione del camino, con un minimo di m. 1,50, in posizione accessibile per le verifiche.
6.25.
- I fori da 80 mm devono trovarsi in un
tratto rettilineo del camino, e a distanza non inferiore a 5 volte la dimensione
minima della sezione retta interna da qualunque cambiamento di direzione o di
sezione. Qualora esistano impossibilità tecniche di praticare i fori alla base
del camino alla distanza stabilita, questi possono essere praticati alla sommità
del camino con distanza minima dalla bocca di m. 1,5, in posizione accessibile
per le verifiche.
7. - Canali da fumo
7.1. - I canali da fumo degli impianti termici devono avere in ogni loro tratto un andamento suborizzontale ascendente con pendenza non inferiore al 5%. I canali da fumo al servizio di impianti di potenzialità uguale o superiore a 1.000.000 di kcal/h possono avere pendenza non inferiore al 2 per cento.
7.2. - La sezione dei canali da fumo deve essere, in ogni punto del loro percorso, sempre non superiore del 30% alla sezione del camino e non inferiore alla sezione del camino stesso.
7.3.- Per quanto riguarda la forma, le variazioni ed i raccordi delle sezioni dei canali da fumo e le loro pareti interne devono essere osservate le medesime norme prescritte per camini.
7.4. - I canali da fumo devono essere costituiti con strutture e materiali aventi le medesime caratteristiche stabilite per i camini.
7.5. - I canali da fumo devono avere per tutto il loro sviluppo un efficace e duraturo rivestimento coibente, tale che la temperatura delle superfici esterne non sia in nessun punto mai superiore a 50°C. E’ ammesso che il rivestimento coibente venga omesso in corrispondenza dei giunti di dilatazione e degli sportelli d ispezione dei canali da fumo, nonché dei raccordi metallici con gli apparecchi di cui fanno parte i focolari.
7.6. - I raccordi fra i canali da fumo e gli apparecchi di cui fanno parte i focolari devono essere esclusivamente metallici, rimovibili con facilità e dovranno avere spessore non inferiore ad 1/100 del loro diametro medio, nel caso di materiali ferrosi comuni, e spessore adeguato, nel caso di altri metalli.
7.7. - Sulle pareti dei canali da fumo devono essere predisposte aperture per facili ispezioni e pulizie, ad intervalli non superiori a 10 metri, ed una ad ogni testata di tratto rettilineo. Le aperture dovranno essere munite di sportelli di chiusura a tenuta d’aria, formati con doppia parete metallica.
7.8.- Nei canali da fumo dovrà essere inserito un registro qualora gli apparecchi di cui fanno parte i focolari non possiedano propri dispositivi per la regolazione del tiraggio.
7.9. - Al fine di consentire con facilità rilevamenti e prelevamenti di campioni, devono essere predisposti sulle pareti dei canali da fumo due fori, uno del diametro di mm 50 ed uno del diametro di mm 80, con relative chiusure metalliche, in vicinanza del raccordo con ciascun apparecchio di cui fa parte un focolare.
7.10. - La posizione dei fori rispetto alla sezione ed alle curve o raccordi dei canali deve rispondere alle stesse prescrizioni date per i fori praticati sui camini.
(...)
Legge 5 marzo 1990 n. 46
Norme per la sicurezza degli impianti.
Art. 1. - Ambito di applicazione
1.- Sono soggetti all’applicazione della
presente legge i seguenti impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile:
c) gli impianti di riscaldamento e di climatizzazione azionati da fluido
liquido, aeriforme, gassoso e di qualsiasi natura o specie;
Art. 2. - Soggetti abilitati
1.- Sono abilitate all’installazione, alla trasformazione, all’ampliamento e alla manutenzione degli impianti di cui all’art.1, tutte le imprese, singole o associate, regolarmente iscritte nel registro delle ditte di cui al regio decreto 20-9-1934, n. 2011, e successive modificazioni ed integrazioni, o nell’albo provinciale delle imprese artigiane di cui alla legge 8/8/1985, n. 433
2 - L'esercizio delle attività di cui al comma 1, è subordinato al possesso dei requisiti tecnico-professionali, di cui all'art. 3, da parte dell’imprenditore, il quale, qualora non ne sia in possesso, prepone all’esercizio delle attività, di cui al medesimo comma 1, un responsabile tecnico che abbia tali requisiti.
Art. 7. - Installazione degli impianti
1.- Le imprese installatrici sono tenute ad eseguire gli impianti a regola d’arte, utilizzando allo scopo materiali parimenti costruiti a regola d’arte. I materiali ed i componenti realizzati secondo le norme tecniche di sicurezza dell’Ente italiano di unificazione (UNI) e del Comitato elettrotecnico italiano (CEI), nonché nel rispetto di quanto prescritto dalla legislazione tecnica vigente in materia, si considerano costruiti a regola d’arte.
3.- Tutti gli impianti realizzati alla data di entrata in vigore della presente legge devono essere adeguati, entro tre anni da tale data, a quanto previsto dal presente articolo.
Ari. 9. - Dichiarazione di conformità
1.- Al termine dei lavori l’impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la dichiarazione di conformità degli impianti realizzati nel rispetto delle norme di cui all’art. 7. Di tale dichiarazione, sottoscritta dal titolare dell’impresa e recante i numeri di partita IVA e di iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, faranno parte integrante la relazione contenente la tipologia dei materiali impiegati nonché, ove previsto, il progetto di cui all’art. 6.
Art. 10. - Responsabilità del committente o del proprietario
1.- Il committente o il proprietario è tenuto ad affidare i lavori di installazione, di trasformazione, di ampliamento e di manutenzione degli impianti di cui all’art. 1 ad imprese abilitate ai sensi dell’art. 2.
D.P.R. 6 dicembre 1991, n. 447
Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990, n. 46, in materia di
sicurezza degli impianti. (G.U. 15-2-1992, n. 38)
Art. 1. Ambito di applicazione
5.- Per impianto del gas a valle del punto di consegna, s’intende l’insieme delle tubazioni e dei loro accessori dal medesimo punto di consegna all’apparecchio utilizzatore, l’installazione ed i collegamenti del medesimo, le predisposizioni edili e/o meccaniche per la ventilazione del locale dove deve essere installato l’apparecchio, le predisposizioni edili e/o meccaniche per lo scarico all’esterno dei prodotti della combustione.
Art. 4.- Progettazione degli impianti
1.- Fatta salva l’applicazione di norme che impongono una progettazione degli impianti, la redazione del progetto di cui all’art. 6 della legge è obbligatoria per l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento dei seguenti impianti:
e) per gli impianti di cui all’art. 1, comma 1, lettera c), della legge, per le canne fumarie collettive ramificate...
f) per gli impianti di cui all’art. 1, comma 1, lettera e) della legge, per il trasporto e l’utilizzazione di gas combustibile con portata termica superiore a 34,8 Kw.
D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412
Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10.
Art. 1. - Definizioni
1.- Ai fini
dell’applicazione del presente regolamento si intende:
f) per "impianto termico", un impianto tecnologico destinato alla
climatizzazione degli ambienti, con o senza produzione di acqua calda per
usi igienici e sanitari, o alla sola produzione centralizzata di acqua calda per
gli stessi usi, comprendente i sistemi di produzione, distribuzione e
utilizzazione del calore, nonché gli organi di regolazione e di controllo; sono
quindi compresi negli impianti termici gli impianti individuali di
riscaldamento, mentre non sono considerati impianti termici apparecchi quali:
stufe, caminetti, radiatori individuali, scaldacqua unifamiliari;
(...)
Art. 5 - Requisiti e
dimensionamento degli impianti termici.
(...)
9.- Gli edifici multipiano costituiti da più unità immobiliari devono essere dotati di appositi condotti di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalle norme tecniche UNI 7129, nei seguenti casi:
-nuove installazioni di impianti
termici, anche se al servizio delle singole unità immobiliari,
-ristrutturazioni di impianti termici centralizzati,
-ristrutturazioni della totalità degli impianti termici individuali
appartenenti ad uno stesso edificio
-trasformazioni da impianto termico centralizzato a impianti individuali,
-impianti termici individuali realizzati dai singoli previo distacco
dell’impianto centralizzato.
Fatte salve diverse disposizioni normative, ivi comprese quelle contenute nei regolamenti edilizi locali e loro successive modificazioni, le disposizioni del presente comma possono non essere applicate nei seguenti casi:
-mera sostituzione di generatori di
calore individuali,
-singole ristrutturazioni degli impianti termici individuali già esistenti,
siti in stabili plurifamiliari,
qualora nella versione iniziale non dispongano già di sistemi di
evacuazione dei prodotti della
combustione con sbocco sopra il tetto dell’edificio.
Resta ferma anche per le disposizioni del presente articolo l’inapplicabilità agli apparecchi non considerati impianti termici in base all’art. 1, comma 1 lettera f), quali: stufe, caminetti, radiatori individuali, scaldaacqua unifamiliari.
10. - In tutti i casi di nuova installazione o di ristrutturazione dell’impianto termico che comportino l’installazione di generatori di calore individuali, esclusi i casi di mera sostituzione di questi ultimi, è prescritto l’impiego di generatori isolati rispetto all’ambiente abitato, da realizzare ad esempio mediante apparecchi di tipo C (secondo classificazione delle norme tecniche UNI 7129) oppure apparecchi di qualsiasi tipo, se installati all’esterno o in locali tecnici adeguati. Le disposizioni del presente comma non si applicano nei casi di incompatibilità con il sistema di evacuazione dei prodotti della combustione già esistente. In ogni caso i generatori di calore di tipo B1 (secondo classificazione della suddetta normativa UNI 7129) devono essere muniti all’origine di un dispositivo di controllo dell’evacuazione dei prodotti della combustione, secondo quanto indicato nel foglio aggiornamento UNI 7271 FA-2 del dicembre 1991.
CTI-UNI 8364 febbraio 1984
1. Scopo e campo d’applicazione
La presente norma fornisce istruzioni
per il controllo e la manutenzione degli impianti termici aventi una potenza
termica al focolare non minore di 35 Kw (30.000 kcal/h), destinati ad usi civili
ed in particolare al riscaldamento dei locali ed alla produzione di acqua calda
per usi igienici.
7. Camere di combustione e condotti del fumo
7.1.- Manutenzione delle camere di combustione
7.1.1.- Alla fine di ogni periodo di attività, occorre effettuare la pulizia delle camere di combustione.
7.1.2.-
All’atto della pulizia occorre controllare e, se occorre, ripristinare gli
eventuali materiali refrattari: pigiate, rivestimenti cono protezione
bruciatori, altare (nei generatori a combustibile solido), ecc.
7.2.- Controlli della tenuta delle camere di combustione
Almeno una volta l’anno occorre
assicurarsi della tenuta delle camere di combustione dei generatori di calore a
tiraggio naturale, provvedendo alla sigillatura delle fessure eventualmente
rilevate tra il generatore e il basamento e tra gli elementi (nel caso di
generatore ad elementi scomponibili), così da evitare infiltrazioni d’aria.
7.3.- Manutenzione dei condotti del fumo
7.3.1.- Occorre periodicamente effettuare la pulizia dalle fuliggini di tutti i condotti del fumo, raccordi dal generatore, eventuali canali fumari, camino, camerette di raccolta previste alla base di ogni tronco ascendente.
7.3.2.-
La periodicità dipende dal combustibile usato,
dalla qualità della combustione e dalla durata del funzionamento. Di massima si
prevede una periodicità quinquennale per focolari a gas, quadriennale per
focolari a combustibili liquidi, triennale per focolari a combustibili solidi.
7.4.- Controllo della tenuta dei condotti del fumo
Almeno in occasione della pulizia dei
condotti del fumo, occorre controllarne la tenuta accertando, durante il
funzionamento a regime del generatore, la differenza tra il contenuto di CO
all’uscita dei fumi del generatore e quella alla base e alla sommità del camino.
Le fenditure o lesioni da cui entra l’aria devono essere sigillate.
7.5. - Controllo del tiraggio
Almeno all’inizio di ogni periodo di attività occorre effettuare, durante il funzionamento a regime, una misura del tiraggio all’ingresso delle camere di combustione ed alla base del camino, verificando la loro eventuale difformità dai valori di collaudo, che denuncia ostruzioni o altri inconvenienti nei condotti di fumo.
CTI-UNI 9731 giugno 1990
Camini. Classificazione in base alla resistenza termica. Misure e prove.
1. Scopo
La presente norma contiene la
classificazione di un camino (o di una serie di camini) in base alla resistenza
termica ed indica le relative modalità di misura e calcolo.
4. Classificazione in base alla resistenza termica
La classificazione in base alla resistenza termica dei camini viene fatta in modo convenzionale, basandosi sui risultati della prova e sulla dichiarazione del costruttore. Si utilizza il risultato della prova a 200°C, eventualmente esteso a tutta la serie di appartenenza del camino per il quale è calcolata la resistenza termica, e si classifica il camino (ed eventualmente la serie) nel modo seguente:
Classe A R>0,65
m2K/W
Classe B 0,65>R>0,22 m2K/W
Classe C 0,22>R>0,12 m2K/W
Classe D 0,12>R>0,07 m2K/W
CTI-UNI 9615 dicembre 1990
Calcolo delle dimensioni interne dei camini. Definizioni, procedimenti di
calcolo fondamentali.
1. Scopo e campo di applicazione
La presente norma indica i fondamenti
per il calcolo delle dimensioni dei camini, ad esclusione dei camini collegati a
più focolai. La norma deve essere impiegata per il calcolo di camini e canali da
fumo di tutti i tipi, per focolai con combustibili solidi, liquidi e gassosi, e
per tutte le potenze termiche. Essa può essere anche impiegata per condotti
dell’aria.
( segue una complessa serie di formule che prevede l'impiego di 23 diversi
parametri e circa 80 passaggi matematici per la risoluzione del calcolo. Roba da
professionisti. )
CTI-UNI 7129 gennaio 1992
1.- Generalità
1.1 - Scopo
La presente norma ha lo scopo di fissare i criteri per la
progettazione, l’installazione, la messa in servizio e la manutenzione degli
impianti domestici e similari per l’utilizzazione dei gas combustibili
distribuiti per mezzo di canalizzazioni.
1.2. - Campo di applicazione
La presente norma si applica:
a) alla costruzione ed ai rifacimenti di impianti o di parte di essi,
comprendenti il complesso delle tubazioni e degli accessori che distribuiscono
il gas a valle del contatore (impianti interni);
b) alla installazione di apparecchi aventi portata termica nominale non maggiore di 35 kw (30.000 kcal/h);
e) alla ventilazione dei locali in cui detti apparecchi sono installati;
d) allo scarico dei prodotti della combustione.
4. - Scarico dei prodotti della combustione
4.1. - Generalità
A seconda del modo in cui avviene l’evacuazione dei prodotti della
combustione, gli apparecchi a gas si distinguono in:
Tipo A - apparecchi previsti per non essere collegati ad un
condotto od ad un dispositivo speciale di evacuazione dei prodotti della
combustione verso l’esterno del locale in cui sono installati.
Tipo B - apparecchi previsti per essere collegati ad un
condotto di evacuazione dei prodotti della combustione verso l’esterno del
locale: l’aria comburente è prelevata direttamente nell’ambiente dove gli
apparecchi sono installati.
Tipo C - apparecchi nei quali il circuito di combustione
(presa dell’aria comburente, camera di combustione, scambiatore, evacuazione dei
prodotti della combustione) è stagno rispetto al locale in cui sono installati.
Gli apparecchi di tipo B e di tipo C possono essere a tiraggio
naturale o a tiraggio forzato.
4.2. - Apparecchi di tipo A
Sono apparecchi di piccola potenza e con funzionamento continuo o
discontinuo. La potenza massima, i limiti al loro impiego, la loro ubicazione e
le particolari prescrizioni per la ventilazione dei locali in cui sono
installati, sono indicati in 2.5.1.5.
4.3. - Apparecchi di tipo B a tiraggio naturale
Gli apparecchi a gas, muniti di attacco per il tubo di scarico dei fumi, devono avere un collegamento diretto a camini o canne fumarie di sicura efficienza.
4.3.1. - Collegamento a camini e/o a canne fumarie
Il raccordo degli apparecchi ad un camino o ad una canna fumaria avviene a mezzo di canali da fumo. I canali da fumo devono essere collegati al camino od alla canna fumaria nello stesso locale in cui è installato l’apparecchio, o, tutt’al più, nel locale contiguo, e devono rispondere ai seguenti requisiti:
4.3.1.1. - essere a tenuta e realizzati in
materiali adatti a resistere nel tempo alle normali sollecitazioni meccaniche,
al calore ed all’azione dei prodotti della combustione e delle loro eventuali
condense. In qualsiasi punto del canale da fumo e per qualsiasi condizione
esterna, la temperatura dei fumi deve essere superiore a quella del punto di
rugiada.
4.3.1.2. - essere collegati a tenuta; se vengono impiegati materiali a
tale scopo, questi devono essere resistenti al calore ed alla corrosione;
4.3.1.3. - essere collocati in vista, facilmente smontabili ed installati
in modo da consentire le normali dilatazioni termiche.
4.3.1.4. - per gli apparecchi con scarico verticale, essere dotati di un
tratto verticale di lunghezza non minore di due diametri misurati dall’attacco
del tubo di scarico.
4.3.1.5. - avere, dopo il tratto verticale, per tutto il percorso
rimanente, andamento ascensionale, con pendenza minima del 3%.La parte ad
andamento suborizzontale non deve avere una lunghezza maggiore di ¼ dell’altezza
del camino o della canna fumaria, e comunque non deve avere una lunghezza
maggiore di 2.500 mm, salvo verifica secondo il metodo generale di calcolo di
cui alle norme UNI vigenti;
4.3.1.6. - avere cambiamenti di direzione in numero non superiore a tre,
compreso il raccordo di imbocco al camino e/o alla canna fumaria, realizzati con
angoli interni maggiori di 900.I cambiamenti di direzione devono essere
realizzati unicamente mediante l’impiego di elementi curvi;
4.3.1.7. - avere, per gli apparecchi con tubo di scarico posteriore o
laterale, una lunghezza del tratto suborizzontale non maggiore di 1/4
dell’altezza efficace del camino o della canna fumaria, e comunque non maggiore
di 1.500 mm, e non più di due cambiamenti di direzione, compreso il raccordo di
imbocco al camino e/o alla canna fumaria, salvo verifica secondo il metodo
generale di calcolo di cui alle nome UNI vigenti;
4.3.1.8. - avere l’asse del tratto terminale di imbocco perpendicolare
alla parete interna opposta del camino o della canna fumaria: il canale da fumo
deve inoltre essere saldamente fissato a tenuta all’imbocco del camino o della
canna fumaria, senza sporgere all’interno.
4.3.1.9. - avere, per tutta la sua lunghezza, una sezione non minore di
quella dell’attacco del tubo di scarico dell’apparecchio. Nel caso poi in cui il
camino o la canna fumano avessero un diametro minore di quello del canale da
fumo, dovrà essere effettuato un raccordo conico in corrispondenza dell’imbocco;
4.3.1.10. - non avere dispositivi di intercettazione (serrande): se tali
dispositivi fossero già in opera devono essere eliminati;
4.3.1.11. - distare almeno 500 mm da materiali combustibili e/o
infiammabili; se tale distanza non potesse essere mantenuta occorre provvedere
ad una opportuna protezione specifica al calore;
4.3.1.12. - ricevere lo scarico di un solo apparecchio di utilizzazione;
è consentito convogliare nello stesso canale da fumo un massimo di due
apparecchi, purché siano rispettate le seguenti condizioni:
a) i due apparecchi abbiano una portata termica diversa al massimo del 30%
l’uno rispetto all’altro e siano installati nello stesso locale;
b) la sezione della parte di canale da fumo comune ai due apparecchi sia
almeno uguale alla sezione del canale da fumo dell’apparecchio di maggior
portata moltiplicata per il rapporto Pc /P1,
essendo Pc la somma delle portate termiche dei singoli
apparecchi e P1 la portata termica più elevata.
Due apparecchi, con le limitazioni di cui al punto a) precedente, possono essere anche raccordati direttamente allo stesso camino od alla stessa canna fumaria: in tal caso la distanza verticale intercorrente fra gli assi degli orifizi di imbocco deve essere almeno di 250 mm.
Non è invece consentito convogliare nello stesso canale da fumo lo scarico di apparecchi a gas e quello di altri generatori di calore funzionanti con combustibili diversi.
E’ pure vietato convogliare nello stesso canale da fumo lo scarico di apparecchi a gas ed i canali provenienti da cappe sovrastanti gli apparecchi di cottura.
4.3.2. - Canne fumarie/Camini
4.3.2.1. - Generalità
Una canna fumaria/camino per l’evacuazione nell’atmosfera dei
prodotti della combustione di apparecchi a tiraggio naturale deve rispondere ai
seguenti requisiti:
-essere a tenuta dei prodotti della combustione, impermeabile e termicamente
isolata/o (secondo quanto prescritto dalla norma in proposito);
-essere realizzata/o in materiali adatti a resistere nel tempo alle normali
sollecitazioni meccaniche, al calore ed all’azione dei prodotti della
combustione e delle loro eventuali condense;
-avere andamento verticale ed essere priva/o di qualsiasi strozzatura in tutta
la sua lunghezza;
-essere adeguatamente coibentata/o per evitare fenomeni di condensa o di
raffreddamento dei fumi, in particolare se posta/o all’esterno dell’edificio od
in locali non riscaldati;
-essere adeguatamente distanziata/o, mediante intercapedine d’aria o isolanti
opportuni, da materiali combustibili e/o facilmente infiammabili.
-avere al di sotto dell’imbocco del primo canale da fumo una camera di raccolta
di materiali solidi ed eventuali condense, di altezza pari almeno a 500 mm.
L’accesso a detta camera deve essere garantito mediante un’apertura munita di
sportello metallico di chiusura a tenuta d’aria;
-avere sezione interna di forma circolare, quadrata o rettangolare: in questi
ultimi due casi gli angoli devono essere arrotondati con raggio non inferiore a
20 mm; sono ammesse tuttavia anche sezioni idraulicamente equivalenti;
-essere dotata/o alla sommità di un comignolo, rispondente ai requisiti di cui
in 4.3.3, essere priva/o di mezzi meccanici di aspirazione posti alla sommità
del condotto;
-in un camino che passa entro od è addossato a locali abitati non deve esistere
alcuna sovrappressione.
Per gli apparecchi di tipo B a tiraggio naturale si possono avere:
Camini singoli (vedere 4.3.2.2)
Canne fumarie collettive ramificate (vedere 4.3.2.3)
4.3.2.2. - Camini singoli
Le dimensioni interne di alcuni tipi di camini sono contenute nei prospetti 1, 2, 3 e 4 dell’appendice E. Tali prospetti coprono il campo di potenza termica nominale 10-30 Kw (corrispondente a circa 12-35 kw di portata termica) e il campo di temperatura di uscita dei fumi dall’apparecchio da 1000C a 190 0C, e prevedono l’impiego di camini coibentati di refrattario e/o muratura e metallici; essi sono impiegabili entro i limiti delle condizioni generali e particolari di applicabilità, rappresentative di situazioni costruttive ed impiantistiche correnti, contenute nella stessa appendice.
Nel caso che i dati effettivi di impianto non rientrino nelle condizioni di applicabilità o nei limiti delle tabelle si dovrà procedere al calcolo del camino secondo le norme UNI vigenti.Si dovrà anche eseguire il calcolo con i dati effettivi di impianto per tutte le posizioni dei prospetti in cui non sono indicate le dimensioni delle sezioni
Per gli apparecchi che possono funzionare a potenza termica variabile si deve inoltre controllare che alla potenza termica minima la temperatura della parete interna allo sbocco del camino sia maggiore della temperatura di rugiada dei fumi.
4.3.2.3. - Canne fumarie collettive ramificate c.c.r.
Negli edifici multipiano, per l’evacuazione a tiraggio naturale
dei prodotti della combustione, possono essere utilizzate canne collettive
ramificate (c.c.r.), purché rispondano, oltre che ai requisiti indicati in
4.3.2.1 anche ai seguenti:
-la c.c.r. deve avere andamento perfettamente rettilineo e verticale e non deve
subire restringimenti o variazioni di sezione;
-la c.c.r. deve sempre essere dotata alla sommità di un comignolo, rispondente
ai requisiti di cui in 4.3 3 e che per le sue particolari caratteristiche,
funzioni anche da aspiratore statico;
-l’uso della c.c.r. vieta l’impiego di qualsiasi mezzo ausiliario di aspirazione
posto alla sommità del condotto;
-l’uso delle c.c.r. consente solo l’allacciamento ai condotti secondari di
apparecchi alimentati con il medesimo combustibile, del medesimo tipo e con
portate termiche nominali che non differiscono più del 30% in meno rispetto alla
massima portata termica allacciabile; lo scarico delle esalazioni delle cappe
delle cucine deve avere una canna collettiva ramificata o camini singoli adibiti
solo a tale uso;
-ad una c.c.r. deve essere collegato un solo apparecchio per piano;
- il numero massimo di piani servibili da una c.c.r. deve essere rapportato alla
effettiva capacità di evacuazione del collettore principale, il quale, comunque,
non deve ricevere più di 5 immissioni provenienti dai relativi condotti
secondari, cioè una c.c.r. può servire al massimo uno stabile di 6 piani, in
quanto l’ultimo condotto secondario, sempre facente parte della c.c.r. scarica
direttamente nell’atmosfera, tramite lo stesso comignolo, senza immettersi nel
condotto principale; nel caso di stabili di notevole altezza dovranno essere
installate due o più canne collettive ramificate;
-il condotto secondario della c.c.r. deve avere, per tutti i piani, un’altezza
almeno pari a quella di un piano ed entrare nel collettore con un angolo non
minore di 135°;
-l’altezza minima al di sopra dell’imbocco dell’ultimo apparecchio nel
secondario sino al comignolo deve essere pari a 3 metri;
-il dimensionamento delle canne fumarie collettive ramificate deve essere
eseguito e certificato dalle aziende costruttrici o da tecnici qualificati,
tenendo conto dei dati specifici relativi alla installazione degli apparecchi ed
alla ubicazione dello stabile.
4.3.3. - Comignoli
Dicesi comignolo il dispositivo posto generalmente a coronamento di un camino singolo o di una canna fumaria collettiva ramificata atto a facilitare la dispersione dei prodotti della combustione.
Esso deve soddisfare ai seguenti requisiti:
-avere sezione utile di uscita non minore del doppio di quella del camino o
della canna fumaria collettiva ramificata sul quale è inserito;
-essere conformato in modo da impedire la penetrazione nel camino o nella canna
fumaria della pioggia e della neve.
-essere costruito in modo che, anche in caso di venti di ogni direzione ed
inclinazione, venga comunque assicurato lo scarico dei prodotti della
combustione.
La quota di sbocco (dove per quota di sbocco si intende quella che corrisponde alla sommità del camino/canna fumaria, indipendentemente da eventuali comignoli) deve essere al di fuori della cosiddetta zona di reflusso, al fine di evitare la formazione di contropressioni, che impediscano il libero scarico nell’atmosfera dei prodotti della combustione. E’ necessario quindi che vengano adottate le altezze minime indicate negli schemi seguenti:
vedi schemi in "Correzione dei difetti"
4.4. - Apparecchi di tipo B a tiraggio forzato
4.4.1. - Generalità
Si intende per apparecchio a tiraggio forzato un apparecchio in cui l’evacuazione dei prodotti della combustione avviene tramite un dispositivo meccanico (ventilatore) facente parte integrante dell’apparecchio.
Un apparecchio a tiraggio forzato deve essere specificatamente costruito a tale scopo: è pertanto vietata la trasformazione di un apparecchio a tiraggio naturale in uno a tiraggio forzato.
4.4.2. - Evacuazione dei prodotti della combustione
Gli apparecchi a tiraggio forzato non devono essere allacciati ad una canna fumaria collettiva ramificata. Lo scarico di ogni apparecchio a tiraggio forzato deve essere quindi canalizzato o verso un proprio camino, o direttamente all’esterno.
4.4.2.1. - Scarico a mezzo di un camino
Anche per gli apparecchi di questo tipo il collegamento con il
camino, per lo scarico dei prodotti della combustione, avviene a mezzo di canali
da fumo, che devono rispondere ai seguenti requisiti:
-essere a tenuta e realizzati in materiali adatti a resistere nel tempo alle
normali sollecitazioni meccaniche, al calore ed all’azione dei prodotti della
combustione e delle loro eventuali condense. In qualsiasi punto del canale da
fumo e per qualsiasi condizione esterna, la temperatura dei fumi deve essere
superiore a quella del punto di rugiada; l’impiego di condotti corrugati non è
consentito;
-essere collegati a tenuta; se vengono impiegati materiali a tale scopo, questi
devono essere resistenti al calore ed alla corrosione;
-essere collocati in vista, facilmente smontabili ed installati in modo da
consentire le normali dilatazioni termiche;
-avere lunghezza compresa fra quella minima e quella massima indicate dal
costruttore dell’apparecchio, che specificherà anche dimensioni e sviluppo, in
funzione della potenza del ventilatore, facente parte integrante
dell’apparecchio stesso;
-avere l’asse della sezione terminale di imbocco perpendicolare alla parete
opposta interna del camino: il canale da fumo deve inoltre essere saldamente
fissato a tenuta all’imbocco del camino;
-non avere dispositivi di intercettazione (serrande): se tali dispositivi
fossero già in opera, devono essere rimossi;
-distare almeno 500 mm da materiali combustibili e/o infiammabili; se tale
distanza non potesse essere realizzata occorre provvedere ad una opportuna
protezione specifica al calore;
-ricevere lo scarico di un solo apparecchio di utilizzazione.
Per il camino valgono invece i requisiti già indicati per gli
apparecchi di tipo B a tiraggio naturale in 4.3.2.1.
4.5. - Apparecchi di tipo C a tiraggio naturale
I condotti di scarico dei prodotti della combustione, il circuito
di combustione e tutte le parti dell’involucro che rendono gli apparecchi di
tipo C stagni rispetto all’ambiente, devono essere metallici, fatta eccezione
per i materiali di tenuta, i quali devono essere comunque non combustibili.
4.6. - Apparecchi di tipo C a tiraggio forzato
Le considerazioni sui materiali, l’installazione ecc. riguardanti gli apparecchi stagni a tiraggio naturale valgono anche per quelli a tiraggio forzato; anche per questi ultimi si deve infatti considerare l’apparecchio come un unico complesso, unitamente al condotto di allacciamento ed al terminale, garantito dal costruttore e previsto per un funzionamento sicuro ed efficace.
CTI - UNI 10640/97 (Canne collettive per caldaie
a tiraggio naturale)
1.- Scopo e campo di applicazione
La presente norma prescrive i criteri per la progettazione
e la verifica delle dimensioni interne delle canne fumarie collettive ramificate
(CCR) di nuova installazione per l'evacuazione dei prodotti della combustione di
più apparecchi a gas di tipo B sovrapposti, a tiraggio naturale, con
interruttore di tiraggio, aventi portata termica nominale del focolare non
maggiore di 35 kw Questo tipo di canna fumaria non si applica nel caso in cui le
caldaie siano dorate di dispositivi per l'estrazione dei fumi.
2.- Riferimenti normativi
UNI 7128 Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione - Termini e definizioni
UNI 7129 Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione - Progettazione, installazione e manutenzione
UNI 7131 Impianti a gas di petrolio liquefatto per uso domestico non alimentati da rete di distribuzione - Progettazione, installazione e manutenzione
UNI 9615-1 Calcolo delle dimensioni interne dei camini - Definizioni, procedimenti di calcolo fondamentali
UNI 9731 Classificazione in base alla resistenza termica - Misure e prove
(...)
5 - Caratteristiche generali
5.1 Canne collettive ramificate, CCR
Le CCR, oggetto della presente norma, costituiscono un "sistema unico" per
l'evacuazione dei fumi provenienti da più apparecchi ad esse collegate.
Eventuali sostituzioni di apparecchi, di componenti, e/o del sistema possono
alterare le condizioni di funzionamento e comportare pericoli per gli utenti del
sistema stesso.
Nota: il regolamento condominiale dovrebbe individuare una figura responsabile (per esempio l’amministratore, o una figura tecnica da esso indicata) cui far riferimento per tutte le operazioni di manutenzione e/o modifica del sistema in modo tale che siano mantenute le condizioni progettuali secondo quanto stabilito dalla presente norma.
Una CCR deve avere le seguenti caratteristiche:
- essere a tenuta dei prodotti della combustione, impermeabile agli
stessi e termicamente isolata, secondo quanto prescritto dalle specifiche norme
di prodotto;
- essere realizzata con materiali adatti a resistere nel tempo alle
normali sollecitazioni meccaniche, al calore ed all'azione dei prodotti della
combustione e delle loro eventuali condense, secondo quanto prescritto dalle
specifiche norme di prodotto;
- avere andamento perfettamente rettilineo e verticale ed essere priva di
qualsiasi strozzatura in tutta la sua lunghezza;
- essere adeguatamente coibentata per evitare fenomeni di congelamento
(nel caso di funzionamento a umido) o di condensa (nel caso di funzionamento a
secco);
- essere adeguatamente distanziata, mediante intercapedine d'aria o
isolanti opportuni, da materiali combustibili. Particolare attenzione deve
essere posta nei confronti di attraversamenti di locali o zone con presenza di
sostanze facilmente infiammabili;
- sia per il condotto secondario che per quello primario, avere sezione
interna di forma circolare, quadrata o rettangolare. In questi ultimi due casi
gli angoli devono essere arrotondati con raggio non minore di 20 mm. Sezioni
idraulicamente equivalenti sono ammesse purché il rapporto tra il lato maggiore
e quello minore del rettangolo, circoscritto alla sezione stessa, non sia
maggiore di 1,5;
- essere sempre dotata alla sommità di un comignolo, avente le
caratteristiche di cui in 5.2, che, per le sue particolari caratteristiche,
funzioni anche da aspiratore statico;
- essere privo di qualsiasi mezzo ausiliario di aspirazione e mandata
posto in corrispondenza delle immissioni ai vari piani; è vietato l'impiego di
mezzi meccanici di aspirazione e mandata posto in corrispondenza delle
immissioni ai vari piani; è vietato l'impiego di mezzi meccanici di aspirazione
posti alla sommità del condotto;
- ai condotti secondari devono essere allacciati solo apparecchi
alimentati con il medesimo combustibile, del medesimo tipo e con portate
termiche nominali che non differiscono di oltre il 30% in meno rispetto alla
massima portata termica nominale allacciabile; lo scarico delle esalazioni delle
cappe aspiranti delle cucine deve avere una canna collettiva ramificata o camini
singoli adibiti solo a tale uso;
- deve essere allacciato un solo apparecchio per piano;
- il numero di piani servibili della CCR deve essere rapportato alla
effettiva capacità di evacuazione del collettore (primario) e delle immissioni
provenienti dai relativi condotti secondari. Qualora l'ultimo condotto
secondario del sistema corrisponda anche all'ultimo piano dell'edificio servito,
questo deve scaricare direttamente nell'atmosfera, tramite lo stesso comignolo,
senza immettersi nel collettore (primario). Il collettore (primario) non deve
comunque ricevere più di 5 immissioni dai relativi condotti secondari (figura
1). Una CCR può pertanto servire un massimo di 6 piani (5+1) in quanto l'ultimo
condotto secondario scarica direttamente in atmosfera. Nel caso si tratti di
edifici con un numero di piani maggiore di 6, devono essere installate due o più
CCR, previa verifica delle condizioni dello scarico dei fumi;
- il condotto secondario della CCR deve avere, per tutti i piani,
un'altezza almeno pari all'altezza di un piano ed entrare nel collettore con
elemento deviatore avente un angolo non minore di 135° rispetto all'asse
verticale. Il diametro idraulico del secondario non deve mai essere minore di 12
cm, né maggiore della sezione del primario; i condotti secondari devono avere,
al di sotto dell'imbocco di ogni canale di fumo, una camera di raccolta di
eventuali materiali solidi, avente altezza da 20 a 30 cm. Nel caso in cui la CCR
sia esterna all'edificio e non abbia alcun lato adiacente alla struttura muraria
perimetrale, tale camera di raccolta può non essere prevista. Devono tuttavia
essere previsti accorgimenti tecnici, atti ad impedire la penetrazione di corpi
estranei all'interno del condotto secondario;
- alla base del collettore la CCR deve avere una camera di raccolta di
altezza minima di 50 cm. L’accesso a detta camera deve essere
garantito mediante aperture munite di sportello metallico di chiusura a tenuta
d'aria
- nel caso di funzionamento a umido, deve essere previsto lo scarico
delle condense dal collettore in accordo con quanto previsto dalle normative per
la tutela delle acque dall'inquinamento;
- Il canale da fumo, che unisce l'apparecchio utilizzatore alla CCR, deve
immettersi nel condotto secondario immediatamente sopra la camera di raccolta
del secondario se esistente.
- i moduli del condotto secondario predisposti per l'imboccatura del
canale da fumo devono riportare in modo evidente ed in una parte non asportabile
(per esempio sulla ghiera metallica) il tipo di canna, l'utilizzo per cui è
idonea e gli apparecchi collegabili;
- l'altezza del tratto terminale deve essere non minore di 3 m;
- nella CCR non si deve verificare alcuna sovrappressione, salvo per un
breve periodo transitorio di avviamento dell'apparecchio (indicativamente per
periodi non maggiori di 60 s);
- la progettazione ed il dimensionamento devono tenere conto dei dati
specifici relativi alla installazione degli apparecchi ed alla ubicazione
dell'edificio;
- la CCR deve essere dotata di un libretto, riportante le modalità di
installazione, d'uso e manutenzione forniti dal costruttore, con copia del
progetto allegata.
5.2 Comignoli
Un comignolo, posto alla sommità di una CCR deve avere le seguenti caratteristiche:
- facilitare la dispersione dei prodotti della combustione anche con
condizioni atmosferiche avverse ed impedire la deposizione di corpi estranei
(per esempio di nidi);
- sezione utile di uscita non minore del doppio della somma di quella del
primario e dell'eventuale secondario ad esso affiancato, sul quale è inserito;
- conformazione tale da impedire la deposizione nella CCR della pioggia e
della neve;
- costruzione tale che venga sempre assicurato lo scarico dei prodotti
della combustione, anche in caso di venti di ogni direzione ed inclinazione;
- quota di sbocco realizzata in conformità alla UNI 7129
Figura 1 Canna fumaria collettiva ramificata 1- Condotto secondario |
CTI UNI 10641/97 (Canne fumarie collettive per caldaie a tiraggio forzato)
1.- Scopo e campo di applicazione
La presente norma fissa i criteri per la progettazione e la verifica delle dimensioni delle canne fumarie collettive e dei camini singoli a tiraggio naturale per apparecchi a gas di tipo C muniti di ventilatore nel circuito di combustione ai fini della sicurezza nell’evacuazione dei prodotti della combustione.
Oltre che alle canne fumarie collettive e ai camini singoli a tiraggio naturale essa si applica anche alle canne fumarie multiple combinate che oltre ad evacuare i fumi dispongono anche di un condotto per l’afflusso dell’aria comburente agli apparecchi a gas di tipo C di qualunque portata termica.
2 - Riferimenti normativi
UNI 7128 Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione - Termini e definizioni
UNI 7129 Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione Progettazione, installazione e manutenzione
UNI 9615-1 Calcolo delle dimensioni interne dei camini - Definizioni, procedimenti di calcolo fondamentali
UNI 9731 Camini - Classificazione in base alla resistenza termica - Misure e prove
UNI 9893 Caldaie ad acqua funzionanti a gas corredate di bruciatore atmosferico con ventilatore nel circuito di combustione - Prescrizioni di sicurezza
5 - Caratteristiche generali
Le canne fumarie collettive, oggetto della presente norma, costituiscono un "sistema unico" per l’evacuazione dei fumi provenienti da più apparecchi ad esse collegati. Eventuali sostituzioni di apparecchi, di componenti, e/o modifica del sistema possono alterare le condizioni di funzionamento e comportare pericoli per gli utenti del sistema stesso
Nota: il regolamento condominiale dovrebbe individuare una figura responsabile (per esempio l’amministratore, o una figura tecnica da esso indicata) cui far riferimento per tutte le operazioni di manutenzione e/o modifica del sistema in modo tale che siano mantenute le condizioni progettuali secondo quanto stabilito dalla presente norma.
I camini e le canne fumarie devono avere le seguenti caratteristiche:
-essere dimensionati/e secondo il metodo di calcolo appresso
descritto.
-essere a tenuta dei prodotti della combustione e resistenti ai fumi ed
al calore;
-essere impermeabili alle condense. Gli elementi costituenti i
camini/canne fumarie non devono consentire l’infiltrazione delle eventuali
condense negli elementi stessi o attraverso di essi. I raccordi, le giunzioni
dei moduli e gli imbocchi dei canali da fumo devono essere realizzati in modo
tale che le eventuali condense defluiscano liberamente alla base senza
infiltrazioni nella struttura o nel canale da fumo (vedere 5.1)
Nota: nel caso in cui sia previsto il funzionamento ad umido, i materiali devono essere idonei e lo scarico delle condense in accordo con quanto previsto dalle normative e leggi vigenti.
-essere realizzati ed installati/e in modo tale che in caso di
rotture, danneggiamenti o ostruzioni del condotto sia impedito il trafilamento
dei fumi verso locali adiacenti;
-avere i condotti che convogliano i fumi caldi adeguatamente distanziati
(o isolati) da materiali combustibili; particolare attenzione deve essere posta
nei confronti di attraversamenti di locali o zone con presenza di sostanze
facilmente infiammabili;
-avere sezione circolare o quadrangolare; in quest’ultimo caso, gli
angoli devono essere arrotondati con raggio non inferiore a 20 mm. Sezioni
idraulicamente equi valenti possono essere utilizzate purché il rapporto tra il
lato maggiore ed il lato minore del rettangolo, che circoscrive la sezione
stessa non sia comunque maggiore di 1,5;
-essere allacciati ad un solo apparecchio per piano;
-avere un numero di apparecchi collegati rapportato alla loro effettiva
capacità di evacuazione, determinata secondo quanto previsto nella presente
norma. Comunque ad una canna fumaria possono essere collegati al massimo:
a) n° 8 apparecchi nel caso in cui sia prevista la
presenza di un’apertura o condotto di compensazione,
b) n° 6 apparecchi nel caso in cui non sia prevista
nessuna apertura o condotto di compensazione;
-avere andamento verticale ed essere privi/e di qualsiasi strozzatura.
Sono ammessi non più di due cambiamenti di direzione purché l’angolo di
incidenza con la verticale non sia maggiore di 30°;
-avere l’eventuale apertura o il condotto di compensazione praticato al
di sopra della camera di raccolta, comunque ad una quota non minore di 0,5 m dal
fondo del condotto;
-nel caso di canna collettiva, avere l’eventuale apertura di
compensazione disposta verso l’esterno o collegata ad esso tramite un condotto,
non ostruibile in alcun modo, protetta da una griglia a maglie fitte in modo da
garantire comunque una sezione utile in grado di consentire l’ingresso di una
portata almeno pari a 1/5 della portata nominale di un apparecchio;
-avere, alla base, una camera di raccolta di materiali solidi o eventuali
condense di altezza pari almeno a 0,5 m. L’accesso a detta camera deve essere
garantito mediante un’apertura dotata di sportello metallico di chiusura a
tenuta d’aria.
-nel caso in cui non sia dotato di comignolo, avere, in prossimità della
base, un sistema di raccolta e smaltimento dell’eventuale acqua piovana e/o
neve;
-avere alla base e nel tratto terminale del condotto di evacuazione fumi,
in posizione facilmente accessibile, un foro per il rilievo della pressione e
della temperatura interne;
-essere in depressione, per tutto lo sviluppo, in condizione di
funzionamento stazionario;
-se dotate/i alla sommità di un comignolo, avere sezione utile di uscita
di questo almeno doppia di quella del cani/no/canna fumaria su cui è inserito.
Nei casi in cui non sia previsto il comignolo si devono adottare accorgimenti
(per esempio tramite il tracciamento di scanalature sulla parte interna o la
creazione di una gronda in corrispondenza dell’immissione del canale da fumo)
affinché gli agenti atmosferici non penetrino negli appareccbi e, se presente,
nel condotto aria;
-essere dotati/e nel tratto terminale, di una bocca d’ispezione di facile
accesso che consenta il controllo e la manutenzione dei condotti, oppure essere
conformati/e in modo tale che tali operazioni possano svolgersi in modo agevole;
-essere prive di mezzi meccanici di aspirazione posti nei condotti
principali;
-avere i condotti combinati di aspirazione/scarico, se adiacenti o
coassiali, stagni tra dì loro, con sezioni terminali (secondo UNI 7129 punto
4.3.3) al di fuori della zona di riflusso e disposti in modo da non influenzarsi
reciprocamente.
-essere raccordate con raccordi meccanici a compressione e/o saldati.
Possono essere usati mastici, o leganti plastici. Sono escluse le giunzioni
rivettate;
-nel caso di canne fumarie, essere dotati di un libretto, riportante le
modalità di installazione, di uso e di manutenzione fornito dal costruttore, con
copia del progetto allegata.
Ai camini ed alle canne fumarie oggetto della presente norma possono essere allacciati solo apparecchi a gas di tipo C con ventilatore nel circuito di combustione. La pressione nella sezione di innesto del canale da fumo nel camino/canna fumaria non deve essere maggiore di quella atmosferica. A questo scopo, per l’applicazione della presente metodologia di calcolo devono essere utilizzati come dati soltanto quelli dichiarati dai costruttori.
Le canne fumarie collettive e le canne fumarie combinate devono inoltre essere collegate solo con apparecchi del tipo C aventi portate termiche nominali che non differiscano di oltre il 30 % in meno rispetto alla massima allacciabile ed alimentati da uno stesso combustibile (per esempio metano).
5.1 Materiali
Le canne fumarie ed i camini devono essere realizzati con
materiali incombustibili adatti a resistere nel tempo:
- alle normali sollecitazioni meccaniche,
- alle normali sollecitazioni termiche
- all’azione dei prodotti della combustione secondo il tipo di
funzionamento previsto.
5.2 Comignoli
Il comignolo posto alla sommità di un camino/canna fumaria deve avere le seguenti caratteristiche:
-deve facilitare la dispersione dei prodotti della combustione anche
con condizioni atmosferiche avverse ed impedire la deposizione di corpi estranei
(per esempio di nidi);
-sezione utile di uscita non minore del doppio di quella del camino/canna
fumaria sul quale è inserito;
-conformazione tale da impedire la deposizione nel camino/canna fumaria
della pioggia e della neve;
-costruzione tale che venga sempre comunque assicurato lo scarico dei
fumi, anche in caso di venti di ogni direzione ed inclinazione.
5.3 Quota di sbocco
Deve essere realizzata in conformità alla UNI 7129 punto 4.3.3.
PROCEDIMENTO DI CALCOLO - CRITERI FONDAMENTALI
6.1 Configurazione della canna fumaria
La presente procedura di calcolo si basa sull’applicazione delle equazioni di conservazione della massa e dell’energia in condizioni di regime permanente alle seguenti configurazioni particolari:
a) camino/canna fumaria collettiva (figura 1);
b) camino/canna fumaria collettiva combinata con condotti fumo/aria
comburente separati (figura 2);
e) camino/canna fumaria collettiva combinata con condotti fumo/aria
comburente adiacenti;
d) camino/canna fumaria collettiva combinata con condotti fumo/aria
comburente coassiali;
Nel calcolo i camini sono considerati come caso particolare di canna fumaria collettiva a cui è collegato un solo apparecchio. È considerata l’eventuale apertura di compensazione alla base del condotto fumo [configurazione a)] o del condotto di compensazione verso il condotto dell’aria comburente [ configurazione b), e) e d)] . Nel caso in cui [configurazione a)] tale apertura non esista è considerato come caso particolare (nel calcolo della formula 8 la sezione dell’apertura deve essere posta pari a zero: AD=0).
Nota: tale apertura ha la funzione di diluire i fumi abbassando il punto di rugiada (soprattutto nei casi in cui non tutte le caldaie siano in funzione) e di garantire delle condizioni di tiraggio simili in tutti gli stati di carico dell’impianto
Inoltre in tutti e quattro i casi deve essere considerata la possibilità che anche i canali da fumo e i canali d’aria, se presenti, possano essere separati o coassiali in tutta o in parte della loro lunghezza.
Il procedimento è di validità generale e consente di calcolare le condizioni termofluidodinamiche che si determinano all’interno di una canna fumaria per qualsiasi stato di carico dell’impianto, date le caratteristiche ambientali dell’area in cui si trova, le grandezze geometriche e fisiche che la caratterizzano, nonché quelle degli apparecchi ad essa collegati (vedere 6.3).
Figura 1 |
Figura 2 Canna fumaria collettiva combinata con condotti separati b) condotto di compensazione |